Diario 2013
“Un viaggio in Africa inizia quando ne senti pronunciare il nome; un nome ampio e vasto quanto il continente stesso. Ad alcuni un nome simile incute timore, soggezione, un certo qual disagio; chi invece se ne lascia stregare dal fascino misterioso finisce inevitabilmente per calpestare la sua rossa terra, ammirare le sue notti stellate, intrecciando i fili del proprio destino con quelli più profondi del continente.”
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Il tramonto in africa
Il tramonto in Africa è questione di pochi minuti: con una rapidità sorprendente il sole morente lascia spazio all’oscurità della notte africana con il suo cielo stellato. I bambini che fino ad un attimo prima ci correvano intorno, saltandoci in braccio, velocemente si avviano verso casa lasciando il cortile della scuola deserto e silenzioso. La partita di calcio, appuntamento fisso ogni venerdì, si è appena conclusa: una delle due squadre avrà sicuramente vinto, ma il punteggio qua conta poco… Il venerdì è l’ultimo giorno di scuola della settimana e questo in particolare è la vigilia della partita! Domani mattina il compound si sveglierà colorato di verde e arancio, vestito con i colori della bandiera dello Zambia: le prime vuvuzelas già suonano per le strade cosparse di polvere rossa. Domani è il giorno della partita per le qualificazioni al Mondiale 2014: Zambia-Sudan. I soldi scarseggiano, come tutto del resto, ma fra ventiquattro ore non mancherà di certo una televisione dove seguire il match. I bambini, i giovani, i ragazzi e anche le ragazze, gli anziani e chiunque freme per il grande evento: ogni azione sarà seguita con passione, ogni passaggio riuscito sarà accompagnato da un boato, ogni goal verrà festeggiato con qualche ballo. Per chi ha poco o nulla i novanta minuti di una partita di calcio sono un passaggio verso i sogni irrealizzabili.
Per strada si incontrano soltanto plastica, cartacce e qualche nuvola di polvere sollevata dal vento: in altri giorni, quelli dove non c’è nulla da sognare, si incontrerebbero una masnada di bambini vocianti e schiamazzanti, pronti a mettersi in posa per una fotografia, richiamando l’attenzione con il classico grido rivolto ad un uomo bianco (“muzungu”), così raro da vedersi fra i vicoli del compound.
Camminando in mezzo a loro lungo la settimana sembra di essere in un paese senza adulti: quelli in realtà se ne stanno dietro alle bancarelle del mercato locale per cercare di racimolare qualche spicciolo.
I bambini, l’anima dell’Africa più povera, quelli che ostentano sempre un sorriso e che danno colore ad un mondo grigio, trascorrono i pomeriggi giocando in mezzo alla terra, facendo rotolare il copertone di un’automobile o inseguendo un pallone di plastica, carta e rifiuti, l’unico che si possono permettere.
La Basic Community School di Tionge non dista molto da Kaunda Square, la piazza del compound, un ampio spazio aperto disseminato di montagne di rifiuti e costellato da strani monumenti: le porte da calcio dei campi da pallone che nei pomeriggi si riempiono di ragazzi e bambini.
La mattina presto salendo su una di quelle montagne di spazzatura si gode del magnifico spettacolo che regala l’alba: il sole spunta all’orizzonte esplodendo in una tavolozza di arancioni e rossi; nei cortili delle case si accendono i primi fuochi, le donne iniziano a spazzare il pavimento dalla polvere che ricopre ogni cosa e i bambini si avviano con lo zaino in spalla verso le scuole.
I Pozzi Del Molino
Dal “Paese delle Meraviglie” al Continente Nero
